
Splinter Cell è da sempre la risposta occidentale alla saga di Metal Gear Solid e Sam Fisher il naturale epigono di Solid Snake. Se però il primo Splinter Cell (uscito nel 2002) era poco più di un clone del titolo di Hideo Kojima, con il tempo la saga Ubisoft ha assunto una propria identità, arrivando a contare un’infinità di appassionati in giro per il mondo e a segnare il genere action-stealth, soprattutto per quanto concerne la componente online…
Stavolta Sam Fisher è proprio arrabbiato. Dopo i fatti di Double Agent si è dato alla macchia, finché un bel giorno qualcuno gli ha ucciso la figlia. Come dagli torto se decide di utilizzare le abilità apprese quand’era in forza a Third Echelon per realizzare la sua personale vendetta? Naturalmente, strada facendo si scoprirà che non tutto era come sembrava… Splinter Cell: Conviction abbandona, almeno in parte, la strada dello stealth a tutti costi che aveva segnato i precedenti capitoli per ibridare la propria natura con quella del gioco d’azione. Un atteggiamento circospetto e lo sfruttamento delle tecniche di mimetizzazione, comunque, continueranno a farla da padrone, seppure a fianco dell’introduzione di qualche interessante novità.
La prima è data dalla comparsa dell’abilità Marca e Giustizia. In pratica, eliminando gli avversari con il combattimento corpo a corpo, per esempio saltando fuori dall’ombra e cogliendoli alle spalle, Fisher guadagna un punto MeG.Per utilizzarlo, è sufficiente “taggare” con l’apposito tasto i nemici (basta che la linea di tiro sia libera e la distanza non troppo elevata) per poi fare fuoco. Premuto il grilletto, Fisher agirà in automatico eliminando con un colpo alla testa tutti i bersagli individuati in precedenza. Si tratta di una feature interessante e ben implementata: il rischio era che facesse diventare il gioco troppo facile, ma la necessità di guadagnare i punti MeG esponendosi al rischio del corpo a corpo bilancia le cose in maniera soddisfacente.
La gestione delle fonti di luce è ancora una volta ottima e il filtro in bianco e nero applicato all’immagine quando il giocatore è del tutto occultato si dimostra una soluzione funzionale e di classe al tempo stesso, visto che dispensa dal controllare ogni due secondi il solito indicatore a schermo. L’IA dei nemici, a patto di alzare al massimo il livello di difficoltà, è in linea con le altre produzioni del genere, mentre fanno un po’ storcere il naso la mancanza della possibilità di occultare i cadaveri (pare sarà disponibile in un futuro DLC) e la generale penuria di altre vie di occultamento o mimetizzazione diverse dal nascondersi al buio.Dopo tanti anni, qualche novità sotto questo aspetto non avrebbe guastato… Pollice verso anche per l’estrema brevità dell’avventura in single player: bastano sei/otto ore per portarla a termine; fattore che rende il gioco in solitaria poco più di un elaborato tutorial in vista dell’online, comparto in cui invece Conviction dà il meglio di sé.
Le modalità online disponibili sono Co-Op: Cacciatore, Infiltrazione, Ultimo Uomo e Scontro Finale. I giocatori umani ammessi sono due, Archer e Kestrel: il primo è un agente americano, il secondo un russo. I due si troveranno a collaborare nella modalità Co-Op, che fa da prequel all’avventura in singolo, condividendone anche le dinamiche. Il vero valore aggiunto però, in questo caso, è dato dalla possibilità di coordinare via chat vocale gli attacchi con il compagno dando luogo a spettacolari doppie eliminazioni (sempre sfruttando il MeG) oppure agendo da esca mentre l’altro ne approfitta per colpire i nemici alle spalle. Un’altra delle novità introdotte da Conviction sta infatti nella cosiddetta Ultima Posizione. Quando un giocatore occultato viene individuato e poi torna nell’ombra, la CPU accorre verso il punto di avvistamento, lasciando spazio a tattiche “aggiranti” e quant’altro da parte dell’utente…
La modalità Cacciatore e la sua variante incattivita, Infiltrazione (sbloccabile guadagnando punti nel gioco), vedono Archer e Kestrel intenti a far piazza pulita di tutti i nemici sparsi per la mappa, possibilmente molto in fretta e senza farsi scoprire. Anche qui, la collaborazione è fondamentale e l’esperienza riuscita, peccato che qualche mappa appaia un po’ troppo spartana (l’Unreal Engine 2.5, utilizzato da Ubisoft in versione customizzata, è ormai pronto alla pensione) e che gli interrogatori, una buona idea (sotto)sfruttata già nel single player, non siano stati presi in considerazione. Completano la dotazione Ultimo Uomo, una sorta di survival mode in cui bisogna resistere alle orde di nemici che ci si fanno incontro, sfruttando un po’ di astuzia e le tattiche stealth per eliminarli, e Scontro Finale, l’unica modalità competitiva del lotto, largamente ispirata alle varie incarnazioni di Spie Vs. Mercenari viste nei precedenti capitoli.
In Splinter Cell: Conviction, insomma, c’è tutto quello che serve per fare la felicità dei fan di Sam Fisher: una discreta dose di novità, una modalità in singolo breve ma intensa, un multiplayer eccellente e tante modalità extra (le classiche sfide da completare e una versione single player delle modalità online). Chiedere di più era davvero difficile….
Voto 8,5