GOD OF WAR – IL FANTASMA DI SPARTA: PSP MOSTRA MUSCOLI DIVINI!

Ready at Dawn, già autori dell’ottimo Chains of Olympus, tornano all’opera aprendo una nuova parentesi nella saga di God of War, con un episodio portatile che si pone cronologicamente a metà tra il primo e il secondo capitolo. Come affermato dai ragazzi di Santa Monica Studios, nulla accadrà nel futuro di Kratos al di là di quello che è stato raccontato nella la trilogia principale. Non esistono, invece, particolari veti su ciò che si cela tra le pieghe della storia.

Se qualcuno ci dicesse che anche gli Dei piangono, potremmo metterci a ridere di gusto, con tanto di pacca sulla spalla e sorriso amichevole verso il latore della “notizia”. Il protagonista della storia, però, è una divinità dal passato infido e bugiardo e che non perde occasione per tornare a galla. Forse è la prima volta che un action game affronta un tale percorso introspettivo riguardante il personaggio principale. Kratos ha un fratello e l’incapacità di salvarlo è l’incubo ricorrente che lo tormenta ogni notte e che lo spinge a cercare la verità.

Come di consuetudine, si parte al fulmicotone e si prosegue con un’escalation di situazioni e combattimenti paragonabili alle controparti da casa. La grafica di God of War – Il fantasma di Sparta è forse lo sforzo tecnico più vicino al miracolo, oltre al quale ogni elemento elettronico della PSP non può essere spinto. Increduli, si osservano i poligoni a schermo con le pupille prossime al primo stadio di disidratazione. I comandi di gioco sono pressoché identici al capitolo precedente sulla portatile Sony e non troppo distanti dalla versione sulle PlayStation maggiori; pertanto, non proveremo nessun imbarazzo nel saper “menare le lame” già dai primi istanti. La potenza di attacco è rinvigorita da nuove armi, sempre devastanti e meno pretenziose, se paragonate all’ultimo capitolo della serie. Ci scusiamo del ripetuto raffronto con l’episodio in Blu-ray, ma se non fosse per le ovvie riduzioni “portatili” e per la trama diversa, state pur certi che nessuno noterebbe la differenza.

Le efferate animazioni sono mostrate con la solita spettacolarità a cui la serie ci ha abituato, non riservando alcuna forma di pietà per lo sfortunato nemico che a osato porsi sul nostro cammino.Avanzare verso il prossimo scontro è il vero motivo per non sollevare il pollice dal tasto quadrato, mentre memorizzare le combo appena sbloccate dona una certa soddisfazione, soprattutto in termini coreografici. Anche una singola arpia può dar via al più mirabolante degli ingaggi in cui scegliere se “giocare” come il gatto con il topo oppure porre fine al supplizio con una più banale presa spaccatutto. Gli iniziali elementi ostili rappresentano l’angolo di prova per i neofiti e un buon riscaldamento per i veterani, mentre i mid-boss sfoggiano i rinomati quick timer event prima di esalare l’ultimo respiro.

Il viaggio interiore di Kratos è arricchito da numerosi colpi di scena che lasciamo a voi il piacere di scoprire, magari insieme alle piccole smorfie di disappunto che di tanto in tanto condiscono l’esperienza spartana.Come già accennato, il lavoro svolto da Ready at Dawn sa di miracoloso, ma non è privo di qualche pecca. Le ampie vedute mantengono un livello di dettaglio notevole, mentre l’eroe cinereo decresce proporzionalmente, divenendo un ammasso quadsi informe di pixel. Il numero dei nemici visualizzati simultaneamente non rappresenta mai un grosso sforzo, ma basta abilitare qualche potere magico in più che anche i frame restano coinvolti nello scontro spesso cadendo rovinosamente a terra. Un sospiro di sollievo per il vostro cuoio capelluto che rimarrà comunque ancorato alla testa, ma avremmo certamente preferito uno sforzo in meno e una stabilità in più. Laddove l’aspetto grafico soddisfa ogni palato, quello puramente giocato dimostra tutta la sua età per un franchiseche onestamente si è innovato pochissimo da quando è nato.

Per carità, capiteci! Noi vogliamo bene a God Of War, ma esaurito il primo viaggio ne Il fantasma di Sparta, l’impegno di ripetere nuovamente la stessa cosa è ad appannaggio dei soli ultra-fan della serie. Nessuna produzione odierna può nulla in confronto, ma viste le scarse novità introdotte questa volta, il fattore “rigiocabilità” ne esce sicuramente ridimensionato. Per novità intendiamo anche piccole “aggiustatine”: è doloroso dover attendere ancora 3 secondi per l’apertura di un baule o per la comparsa di un misero avviso di restartsuccessivo a una caduta. Avremmo gradito un calcio apri baule o una morte truculenta contestuale all’ambiente o al nemico, invece è tutto come prima, tutto come sempre…

Per quanto bello e articolato, soprattutto nel finale, God of War – Il fantasma di Sparta non riesce a camuffare la sua veste di sequel. Sicuramente, come quinta avventura di Kratos, neanche vuole mascherarsi da qualcosa di diverso da quello che rappresenta, mantenendo semplicemente intatta e invariata la sua natura di action game duro e puro. D’altronde, se il gioco si fregia del nome di God of War, perché pretendere che sia qualcosa di diverso da quello che il pubblico ha sempre dimostrato di gradire e non poco?

Voto 8,8