GOD OF WAR III: IL GUSTO DELLA VENDETTA!

La mitologia greca è senza dubbio una fonte inesauribile, capace di ispirare nuove storie e leggende senza che queste possano realmente intaccarne la tradizione.Anzi, nuove sfaccettature potrebbero persino integrarsi benissimo nel mito a noi conosciuto. D’altronde, se i “fatti” fossero andati completamente in modo diverso, chi mai potrebbe accorgersene e protestare?

Un tempo c’erano gli Dei e gli umani, che vivevano in un equilibrio precario ma stabile. La domanda alla base di God of War è, sostanzialmente: cosa sarebbe accaduto se tra le file umane si fosse annoverato il dio della guerra? Kratos, bambino illegittimo, sopravvissuto al monte Taigeto, è il protagonista della trilogia che ha fatto il suo debutto nel 2005 su PS2 e con la quale Santa Monica Studioha sfidato senza problemi gli dei della concorrenza. Oggi, tenendo a mente un solo credo, Better, Bigger and Brutal, gli uomini del team americano sono tornati per dimostrare a chiunque che non esistono cliché sicuri che non possano essere abbattuti, neanche quelli da loro stessi definiti, elevando all’ennesima potenza su PlayStation 3 quanto già visto in epoca 128bit!

L’ultima fatica del cinereo spartano riprende da dove si era interrotta, al termnine del secondo capitolo, ma dove prima si sfruttavano filmati in CG, oggi il tutto è splendidamente mostrato direttamente tramite il motore di gioco. Superfluo aggiungere che l’eccellenza visiva di allora (nonostante fosse straordinaria!) non è minimamente paragonabile a quanto mostrato a schermo quest’oggi. In una lenta panoramica con partenza ai piedi del monte Olimpo, si osserva la scalata alla vetta, mentre un’inquadratura cavillosa ruota attorno al fianco della parete di roccia mostrando la schiera dei Titani volgere minacciosa verso il padre degli dèi. Letteralmente in groppa alla titanide Gaia, fa la sua comparsa l’antieroe Kratos che grida vendetta verso chi più di tutti dovrebbe essere orgoglioso delle sue gesta: Zeus.

Dall’alto della cima gli altri dèi osservano, quasi divertiti, la “ferrata” dei giganti, mentre a uno a uno si lanciano verso il basso per contrastarne l’avanzata. Già dal loro aspetto è possibile riconoscere quali divinità siano state convocate per la battaglia, e chi ha già avuto modo di indossare le lame di Atena in passato non avrà grosse difficoltà a identificarle. Come da canovaccio, già i primi istanti di gioco assestano poderosi ganci alla mascella di chi guarda. Occhi sgranati e incredulità viaggiano di pari passo con la mole del titano che stiamo cavalcando, mentre l’occhio attento della telecamera tenta di contenere quanto sta accadendo sullo schermo. Unico limite: i pollici del vostro televisore! Uno zoom repentino si concentra sul braccio di Gaia, mentre un Kratosgià prepotentemente armato sfoggia il suo arsenale contro la prima armata di nemici. Pochi colpi sul tasto deputato all’attacco leggero ed ecco le lame roteare vorticosamente alla volta dei soldati che, come mosche, cadono senza speranza. La quiete prima della successiva tempesta.

Senza disquisire troppo sulla trama, quello che ci si para davanti è uno spettacolo per gli occhi quanto per le orecchie, con musiche evocative perfettamente amalgamate con la situazione in corso. Il Fantasma di Sparta ripresenta il suo variegato catalogo d’attacco, con le new entry di quest’ultimo capitolo di cui raccomandiamo la metabolizzazione del parco mosse per poter fodere la danza inscenata dalle diverse armi in dotazione, in un susseguirsi di combinazioni di attacco dalla numerazione spesso a tre cifre. Contro un soldato di pari dimensioni o un imponente colosso, lo spartano coreografa con somma maestria combinazioni veloci alternandole a quelle pesanti e potenti, mentre schivate e prese aeree concludono una sequenza che andrebbe avanti in eterno se non per sopraggiunta morte della figura ostile coinvolta.

L’imponenza grafica è ostentata da diverse soluzioni registiche a dimostrazione che il protagonista non è più solo Kratos, ma tutta la struttura poligonale che fa da scenario alle nostre gesta di sapore ellenico. A dimostrazione di ciò, piccoli altarini permettono di ammirare, senza fretta alcuna, ogni centimetro messo a disposizione dagli architetti di Santa Monica. Ogni singola animazione del bestiario presente è frutto di un sapiente lavoro di digitalizzazione, tale da far sembrare vivo anche il più mitologico degli avversari. Un piacere osservare la lucentezza delle squame sulla coda della medusa quando si adopera in una dimostrazione di non richiesto affetto nei nostri confronti, mentre la sua schiena s’inarca sulle braccia che fanno da perno a terra. Qualche colpo bene assestato ed eccola pronta al Quick Timer Event che la vede tentare di fuggire, mentre Kratos la tira a se con le sue lame, fino a arrivare alla sua testa irta di serpi per decapitarla in grande stile.

Un sistema di combattimento facile da padroneggiare, con un input timing giusto e dall’alto tasso adrenalinico, vi accompagnerà in ogni momento, denigrando le sezioni per così dire “tranquille” deputate al puzzle solving o all’ancora più semplice deambulazione negli ambienti. Tutto ciò che ha saputo offrire God Of War in passato è tornato, accentuato e potenziato in egual misura. Tutto è effettivamente più grande, più bello e più brutale, ma come ogni equilibrio è precario e, ahinoi, purtroppo anche, a tratti, instabile. Il gioco è solidamente ancorato a 30fps, ma evidenzia qualche piccola incertezza nelle inquadrature a tutto campo, quando in realtà l’azione è pressoché nulla. In verità, il numero di poligoni mossi in quel punto potrebbe essere di gran lunga superiore a quelli coinvolti nella scaramuccia di poco sopra, ma un occhio piuttosto vigile potrebbe non giustificare la caduta e, guarda caso, noi siamo proprio dotati di quel genere di occhio. Di converso lo streaming dati non dimostra titubanze, rendendo ancora meno giustificato il rallentamento appena descritto.

La varietà delle armi si riduce drasticamente a due soluzioni con cui poter terminare l’avventura, lasciando al giocatore l’opportunità di inaugurare nuove danze di morte a ogni bagarre, oppure di tirare dritto per la tangente senza perdere troppo tempo con i convenevoli. Inutile dire che, così facendo, si dimezza parte dell’esperienza, ma non deve partire solo da noi la voglia di sperimentare, quanto dal gioco stesso che dovrebbe incoraggiarci all’utilizzo di soluzioni offensive differenti. Alcune armi ci si dimentica di averle, se non fosse per il trofeo che ne pretende il potenziamento massimo.

Spesso ci lamentiamo dei programmatori, della loro mancanza di coraggio nello sperimentare con il game design. Senza realmente sapere cosa voglia dire dover reggere il peso di una produzione di questa caratura, non ci rendiamo conto che il freno alla creatività, alla voglia di osare di più, probabilmente lo premiamo noi stessi, gli utenti finali di un prodotto, con i nostri gusti e le nostre pretese. E da qui, forse, scaturiscono gli unici veri limiti strutturali di un kolossal come God of War III

Altre note riguardano le cruente animazioni che mettono fine ai combattimenti. Nonostante siano state anticipate dalla demo, contemplate nella presentazione del gioco e rivissute con la release ufficiale, ci si continua a domandare se alcune esecuzioni debbano essere per forza così gratuitamente macabre. Noi non ci scandalizziamo, ma il sasso nello stagno rischia di muovere acque pericolose, molto più della scena di sesso velato che ci attende verso metà gioco… A completamento della storia principale si rendono disponibili sfide non particolarmente stimolanti, in cui limiti di tempo e di armi fissano le regole necessarie per la vittoria. Decisamente un po’ poco, per un uscita così attesa! In ultima analisi segnaliamo un doppiaggio non proprio eccelso, con tonalità vocali non sempre azzeccate o in linea con il dialogo in corso.

Possiamo chiamarle sfaccettature, falle, sviste, dimenticanze. Innumerevoli i vocaboli che si possono utilizzare per descrivere questi piccoli peccati veniali, ma alla realtà dei fatti bisogna riconoscere che God of War III è un gioco dannatamente spettacolare, visivamente ricco, impegnativo e intenso, anche così! Un completamento della trilogia che ripaga ampiamente dell’attesa i sostenitori del Fantasma di Sparta.

Voto 9,0