FOTNS KEN’S RAGE: LA FURIA DELL’ORSA MAGGIORE!

Chi scrive fa i fumetti di professione. Chi scrive è un appassionato di manga da tempi remoti e non sospetti. Chi scrive fu uno tra i primi, in Italia, nel lontano 1983, a possedere un tankobon (volumetto a fumetti) di quello che noi chiamiamo “Ken il guerriero” (titolo originale: Hokuto no Ken, titolo internazionale Fist of the North Star) importato fortunosamente dagli Stati Uniti, grazie al parente di una cara amica.Chi scrive ricorda perfettamente l’emozione provata sfogliando le tavole ultradettagliate scritte da Buronson e disegnate maniacalmente da Tetsuo Hara. Chi scrive, infine, NON è un fan di Ken.

Perché? Perché nonostante il fascino dei disegni, dei personaggi e dell’ambientazione post-nucleare della saga, ai nostri occhi Ken rimane quello che è: un prodotto ingenuo, certo efficace, basato su una violenza così eccessiva da sfiorare il ridicolo e su contrasti così estremi di sentimenti da superare ogni limite già superato da qualunque telenovela sudamericana. Ken è divertente appassionante, è una sorta di “droga”, ma rimane e rimarrà per sempre un prodotto “truzzo”, cosciente però di esserlo. Merito della voglia di Buronson di scriverlo senza imporsi dei confini esatti entro cui fermare la sua fantasia, ma soprattutto, agli occhi del lettore, merito dei disegni muscolari, sovradimensionati e allo stesso tempo realistici di Hara, che rendono ogni personaggio indimenticabile.

A questo successo già grande va aggiunto poi il vero veicolo che ha reso popolare Ken di Hokuto in tutto il mondo: la serie televisiva a cartoni animati. Tutti quelli di una certa età possono canticchiarne la sigla, possono fermarsi in mezzo alla strada e gridare: AATTATATATATATATATAA! Fingendo di sferrare migliaia di pugni in un solo istante, così come fa Ken quando sconfigge i suoi nemici. Insomma, stiamo parlando di qualcosa di più di un “cult”. Stiamo parlando di un mito.

E ora, con Fist of the North Star: Ken’s Rage, questo mito arriva finalmente nelle nostre console casalinghe, con tutta la sua carica di violenza ingenua e di semplicità narrativa. Il prodotto messo in piedi da Tecmo Koeifunziona? Sì. Come il fumetto, è una sorta di “droga”. Ha un gameplay degno di questo nome? Ha una struttura adatta a un gioco di nuova generazione? No.

Ma andiamo con ordine. Che cosa è davvero Fist of the North Star: Ken’s Rage? Facile: un porting liscio liscio del vetusto motore di gioco della serie Dynasty Warriors (e chi scrive, questo sì, è un vero fan di Dynasty Warriors… contate le recensioni riportate nella colonna qui a sinistra!). Solo che ciò che funziona in un mondo quasi mitologico ambientato nell’antica Cina, che ci racconta di eroi invincibili e di epiche battaglie campali, adattato all’universo post-atomico di Ken, dove l’umanità sopravvissuta cerca di ricostruire il suo futuro, trova degli ostacoli imprevisti. Caratteristica primaria di tutti i Dynasty Game è la ripetitività. Basta premere un solo tasto per procedere. Ma, nel tempo, elementi strategici hanno complicato la situazione, rendendola un po’ più interessante. La modalità storia di Ken’s Rage, che riprende gli eventi della prima serie televisiva, ci guida in combattimenti continui, ambientati in angusti corridoi fatti di macerie, tutti uguali, tutti uguali, tutti uguali (lo abbiamo ripetuto? chissà perché!). Per dare spazio alle mosse di Ken (splendidamente realizzate e animate) i nemici non sono mai moltissimi e, come sempre, aspettano solo di essere picchiati.

Ma i personaggi di Dynasty Warriors hanno mille armi variabili. Ken ha solo le sue mani. Ecco allora che il tasto quadrato è la nostra unica realtà: schiacci, e parte un pugno. Triangolo, e Ken attiva uno dei “punti di pressione” nel corpo dell’avversario, e costui esplode con un’animazione aldilà del ridicolo (per fortuna il buffo sangue che sembra melassa che va sporcare lo schermo, palesemente “aggiunto” nella versione europea del gioco, si può escludere nelle opzioni… è troppo grottesco, persino per Ken!). Vero: Koei, cosciente dei limiti, ha moltiplicato la “barra” di energia del personaggio, in modo tale da poter introdurre delle varianti alle mosse, ma, come spesso accade, presto Ken’s Rage si rivela, oltre che sempre uguale, anche molto difficile. Caricare le barre non è facile, sconfiggere i boss attivando i vari Quick Timer Event risulta altrettanto faticoso, anche perché avremo un altro nemico: la telecamera ubriaca, non sempre in grado di seguire adeguatamente lo svilupparsi dello scontro.

La ricompensa però c’é: filmati di intermezzo e animazioni delle varie “combo” davvero riuscite. Unica pecca: le mani dei nostri eroi, che appaiono enormi e un po’ impressionanti. Ma la deformità faceva parte del fascino del manga, e quindi va bene così! Non ultima cosa, premere il tasto quadrato, per la prima volta in un Dynasty Game, dà un vero senso di fisicità allo scontro. Sarà il movimento del corpo dai muscoli perfetti del nostro eroe, saranno gli effetti sonori efficaci, sarà l’animazione riuscita degli avversari che si beccano in pieno il cazzotto senza volare via (e venendo effettivamente “colpiti” dal maglio che gli arriva alla testa), ma, alla fine, usare le combo diventa un optional: perché farlo, se possiamo davvero fare del male a qualcuno in modo “realistico”?

Giocando, inevitabilmente, sbloccheremo altri personaggi ben noti ai fan (Shin, Rei, Toki, Jagi…) ognuno con le sue mosse e le sue caratteristiche. Chi è della scuola di Hokuto potrà effettuare colpi simili a quelli di Ken, chi è della rivale scuola di Nanto massacrerà gli avversari secondo le sue regole, chi non è di nessuna delle due scuole appartiene a uno “special type” che ci ha fatto davvero sorridere….

La bellissima, procacissima e altrettanto volgare Mamiya (va in giro con una chiappa di fuori) fa parte di questa ultima categoria. E usando il suo personaggio ci soffermiamo sulla Modalità Sogno, la seconda modalità di gioco attivabile in Ken’s Rage, oltre alla storia principale. Presentata come la realizzazione dei desideri dei fan (potrete far agire i personaggi come vi pare realizzando incontri mai avvenuti nel manga o nella serie TV) essa di rivela esattamente… Dynasty Warriors! Sorpresa! Infatti, qui, gli spazi sono più ampi, tornano gli scenari più complessi con esigenze strategiche, ci sono “fortini” da conquistare, più “ufficiali” (chiamati così anche nel gioco! Ma nel mondo di Ken i personaggi non sono militari!) possono collaborare insieme, e si può anche attivare lo schermo diviso in multiplayer locale a due giocatori. E, ooops!, gli “special type” perché sono speciali? Semplice: possono usare le armi! Mamiya, in particolare, ha una balestra con diversi tipi di frecce e degli yoyo (a qualcuno ricorda qualcosa?) con i quali può affettare le gambe ai nemici!

Et voilà! Ecco fatto! Ora Ken il guerriero e Dynasty Warriors sono esattamente la stessa cosa: orde di decine e decine di nemici a fare da carne da cannone, eroi dotati di poteri sovraumani che combattono in combinata, aree da conquistare e “tenere” fino all’attivarsi del successivo “evento”. E sapete una cosa? Ci piace! Senza considerare che il realismo e la fisicità di cui abbiamo già parlato rendono in particolar modo le protagoniste femminili un po’ imbarazzanti da guardare. Le esili ed eleganti figure delle guerriere della antica Cina lasciano il posto alle forme decisamente provocanti tratte dal disegno solido e corposo di Hara, e la regia dei vari colpi non lascia nulla all’immaginazione.

Visti i dati di vendita, ci sentiamo di dire che, nonostante le critiche (e l’ironia, speriamo lo abbiate capito) che pervadono questa recensione, Fist of the North Star: Ken’s Rage raggiunge perfettamente il suo scopo: è un gioco truzzo per una storia e un protagonista altrettanto truzzi. Forse non proprio tutto quello che i veri fan potevano desiderare, ma comunque un “must” per coloro che hanno Ken e il suo mondo nel cuore. Come direbbe, con la raffinatezza che lo contraddistingue, il nostro eroe: “Siete già morti!”

Voto 7,0 (anche 8, se siete fan!)